Sono moltissimi i marchi di grande spessore che decidono di fare branding e comunicazione attraverso gli archetipi.
La strategia consiste nell’identificazione del brand con un determinato modello di vita che a sua volta permetterà all’azienda di attrarre a sé il pubblico che si riconoscerà in esso.
Ad esempio se la creatività è parte integrante della brand identity aziendale, allora il marchio sarà un Creatore, come Lego; se invece l’azienda detiene lo scettro nel suo settore sarà un Sovrano, come Rolex. I sopracitati archetipi sono soltanto due dei dodici individuati nel tempo da studiosi come Carl G. Jung o Joseph Campbell. Fanno parte del nostro “inconscio collettivo” e si trovano ovunque: nei miti, nelle religioni, nelle favole e perfino nei sogni.
In questo articolo analizzeremo l’archetipo del Mago, che ci trasporterà in un mondo parallelo capace di farci compiere imprese eccezionali.
L’archetipo del Mago e il potere della mente
Spesso la gente comune usa il potere del Mago senza saperlo. Come? Un genitore sa che il modo migliore per acquietare un bimbo troppo agitato è calmarsi profondamente lui stesso.
La calma è contagiosa, proprio come l’isteria. Sta a noi decidere cosa vogliamo far accadere.
È proprio questo il dono del Mago: trasformare la realtà cambiando il nostro mondo interiore.
In passato questi individui erano gli stregoni o le streghe, gli sciamani o le sacerdotesse, i guaritori e i veggenti.
Oggi ritroviamo le stesse qualità nei medici, psicologi, ma anche in professionisti a cui mai e poi mai potremmo pensare, come i consulenti per la pianificazione e sviluppo o addirittura i così detti “maghi del marketing”.
Sono tutti personaggi in grado di influenzare la realtà attraverso il loro potere personale.
Un campo magnetico
Se riusciamo a creare ordine all’interno di noi stessi sarà facile ottenerlo anche all’esterno. Se vogliamo un mondo pacifico, dobbiamo per primi portare la pace e se vogliamo amore, dobbiamo innanzitutto saper amare.
Carl Gustav Jung chiamava questo reciproco riflettersi di dentro e fuori “coincidenze significative”.
Quando il Mago che è in noi acquista potere, noteremo infatti stupefacenti eventi sincronistici: cerchiamo un’informazione e… ta-daa… casualmente troviamo dinanzi a noi il libro con la risposta che aspettavamo.
Per dirla in parole povere, è come se fossimo un campo magnetico che attira quelle esperienze che si combinano con la nostra realtà interiore.
Il pensiero positivo
Così come ognuno di noi può essere un Mago, è altrettanto vero che siamo tutti in grado di effettuare una magia.
Vi sembra un’esagerazione?
Pensiamo allora a quando definiamo un bambino che sbaglia “stupido” o aggettiviamo una persona alterata come “pazza”.
Usare certi termini per riferirsi a qualcuno può nuocere altamente al prossimo e farlo sentire davvero stupido o realmente pazzo.
Il vero Mago sa, invece, di dover usare il potere dei vocaboli per dare forza agli altri e trasformare situazioni limitanti in opportunità positive.
Allo stesso modo dovremmo aiutare noi stessi sostituendo, nei nostri dialoghi interiori, frasi positive a quelle negative.
È un processo circolare quindi, in cui le parole programmano il nostro inconscio. Questo, a sua volta, influenza le nostre azioni.
La guarigione
La guarigione di corpo, cuore, mente e spirito avviene con diverse modalità.
Semplicemente invocando l’aiuto di qualcun’altro (come una volta si chiedeva soccorso agli sciamani), oppure tramite dei rituali.
L’azione rituale non è così obsoleta come può sembrare di primo acchito.
La cerimonia di Laurea non aiuta forse a sancire un passaggio da studente a persona matura? O, ancora, le cerimonie funebri sono o non sono un modo per piangere e distaccarsi dalla persona trapassata?
Fondamentale, per diventare guaritori degli altri, è saper guarire per primi noi stessi perché “se chiudi fuori il dolore, chiudi fuori tutto” (cit. Joanna e Ulisse, May Sarton).
Il Mago ci insegna quindi a non reprimere i sentimenti negativi, bensì a trasformarli permettendo loro di esprimersi in modo sano.
Egli, conscio del suo potere, deve quindi saper assumersi la responsabilità del mondo che, seppur inavvertitamente, crea.
(Fonte – Carol S. Pearson, Risvegliare l’Eroe dentro di noi)
Il Mago della modernità: Steve Jobs
Si parla quindi della capacità di modificare la realtà partendo da una rivoluzione interiore. Per far ciò bisogna quindi essere dei visionari e credere per primi in qualcosa che avrà il potere di cambiare le nostre vite.
Chi, più di Steve Jobs, ha dimostrato di possedere questi talenti?
La sua personalità intuitiva ed il suo talento nel mettere in risalto tutto ciò che è innovativo e in divenire lo hanno reso un vero e proprio Mago. Non solo: il suo coraggio ed il suo entusiasmo hanno dato vita alla sua visione.
Il potere delle parole
Come un vero Mago, sapeva che la ripetizione di un incantesimo poteva convertire le parole in una verità accolta e riconosciuta dai più, seppur in maniera inconscia.
Nella presentazione dei nuovi prodotti Steve Jobs utilizzava aggettivi superlativi, ma anche termini come “rivoluzionario” e “di svolta”.
Riecheggiano indimenticate le parole dette durante l’introduzione dell’i-Phone: “Abbiamo inventato una nuova tecnologia chiamata Multi Touch. Funziona come una magia”.
Il Brand Mago
Un’azienda che propone prodotti innovativi, capaci di trasformare la realtà conosciuta, corrisponde all’archetipo del Mago.
Il cambiamento è alla base della promozione del brand ed è per questo che molto spesso offre una tecnologia innovativa in grado di rivoluzionare le nostre vite. Il Mago, infatti, è colui che trasforma in meglio la nostra quotidianità rendendo semplice ciò che prima sembrava complicato.
Apple
Il brand più rivoluzionario a cui possiamo pensare è Apple, i cui prodotti hanno cambiato la vita a milioni di persone e modificato interi mercati. Pensiamo, ad esempio, a come il computer grazie ad Apple sia diventato user-friendly e sia entrato facilmente nelle case e negli uffici. L’i-Pod ha trasformato il mondo della musica rendendola digitale e, infine, cosa dire dell’i-Phone? Apple è stata la prima azienda in assoluto a pensare di rendere il personal computer un piccolo oggetto trasportabile. Il successo che ne è derivato lo conosciamo tutti.
Il PRIMO SPOT
Lo spot per il lancio del primo Macintosh, intitolato 1984, si ispira volutamente all’omonimo libro di George Orwell. Vediamo una realtà grigia, tutta uguale e quasi meccanica in cui la creatività è assopita, ipnotizzata dagli schermi televisivi. Apple appare nelle vesti di un’eroina, colorata e dinamica, che irrompe in questa realtà per trasformarla. Ecco perché, spiega il claim, 1984 non sarà come preannunciato nella narrativa distopica, sarà qualcosa di diverso.
SENSIBILITÀ ZEN
L’eroina dello spot impersonificava il brand Apple che si stava pian piano sostituendo a un mondo tecnologico fino ad allora dominato dalla sensibilità maschile. I prodotti, infatti, attraverso la loro semplicità ed il design elegante, abbracciavano più che altro una percezione Zen e un’estetica paragonabile al mondo femminile.
LOGO
Stesso discorso vale per il logo, che ha segnato un’epoca di trasformazione e aggiunto un pizzico di eros in un panorama fino ad allora prettamente mascolino.
Integrato in questo atto simbolico c’era l’idea di introdurre il personal computer come strumento di trasformazione che avrebbe permesso agli individui di essere liberi.
La prigionia di cui si parla è quella che impedisce di diventare persone autentiche poichè sorretta da un’autorità patriarcale.
La famosa mela morsicata e a strisce colorate rappresentava inoltre la cultura New Age del tempo e la transizione dei computer in un mondo a colori.
THINK DIFFERENT
Il celebre slogan del 1997, “Think Different”, ci invita a guardare la realtà da un’altro punto di vista. È elegante ed efficace e con due sole parole ci racconta tutta la storia di intenti del marchio: portare cambiamento e innovazione. Lo slogan ha funzionato così bene che ha accompagnato Apple per molto tempo grazie ad altre campagne pubblicitarie.
SEMPLICITÀ E MINIMALISMO NELLA COMUNICAZIONE
Il design dei prodotti Apple è da sempre molto concettuale. Lo stesso Steve Jobs affermava: “ciò che caratterizza il nostro design è che facciamo le cose intuitivamente ovvie”.
Coerentemente, anche la comunicazione è stata impostata su concetti semplici che vanno dritti al sodo. Come lo slogan sopra alla mela rossa: la semplicità è la massima raffinatezza. Tutta la brand identity del marchio gira intorno a questi concetti: prodotti, design e comunicazione devono infatti essere minimalisti e intuitivi.
UNA TRACCIA NELL’UNIVERSO
“Siamo qui per lasciare una traccia nell’universo, altrimenti, per cos’altro saremmo qui?”
sosteneva Steve Jobs.
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