Farsi trovare su Google è davvero utile? Quali sono i vantaggi? E i costi?”

Se sei approdato a questa pagina probabilmente anche tu come milioni di altre persone hai intuito il potenziale del digitale e ti sei fatto questo genere di domande.

Naturalmente vogliamo rispondere a questi ed altri interrogativi nella maniera più chiara e semplice possibile.

Perché conviene farsi trovare su Google?

Ormai è sotto gli occhi di tutti, siamo nell’era della new economy; le nostre attività economiche e finanziare sono strettamente collegate all’applicazione delle più avanzate tecnologie informatiche.

I vantaggi del digital marketing

Grazie alla net economy (network+economia) si delineano dei concetti nuovi che modificano la prospettiva del marketing. Consideriamo alcuni vantaggi che derivano da questa nuova gestione e poi capiremo se farsi trovare su Google sia davvero indispensabile.

Il permission marketing e il bisogno consapevole

La differenza principale che riscontriamo tra la pubblicità tradizionale e quella digitale è la modalità in cui entrano in casa altrui. La pubblicità web non piomba in soggiorno nel bel mezzo di un film per interromperne la visione, e allo stesso modo non tronca improvvisamente della piacevole musica alla radio (interruption marketing). La new advertising non disturba l’utente imponendosi prepotentemente durante lo svolgimento di un’attività, come invece fa la pubblicità tradizionale che, proprio per la sua conformazione, deve necessariamente interrompere il consumatore. 

La strategia del Permission Marketing si basa sul chiedere il consenso all’utente: questi fornirà spontaneamente i propri dati al fine di ricevere informazioni pubblicitarie. È stato proprio Seth Godin, guru del marketing online, a coniare il termine e a valorizzare un bene sempre più prezioso nell’era del digitale: l’attenzione del consumatore.

Cogliamo un’ulteriore diversità anche all’interno della rete. In alcune realtà, come ad esempio Facebook, veniamo letteralmente raggiunti dai contenuti che mirano ad  attivare in noi i cosiddetti bisogni latenti.  Al contrario, quando utilizziamo il motore di ricerca, siamo noi stessi a desiderare maggiori informazioni su un determinato prodotto o servizio e perciò possiamo parlare di bisogno consapevole.

Le nuove Pagine Gialle

Un tempo, se ci serviva qualcosa e non sapevamo dove andare a comprarlo, aprivamo le Pagine Gialle e cercavamo l’indirizzo del rivenditore. Era facile avere il proprio nome all’interno di quegli elenchi cartacei: bastava pagare.

Oggi come oggi, se ci serve qualcosa usiamo i motori di ricerca. Sono questi gli strumenti che vengono utilizzati da milioni di persone ogni giorno nel mondo. Google in particolare ha il monopolio in Italia e in Europa coprendo il 90% del mercato. Si stima che ogni giorno la grande G elabori ben 3,5 miliardi di ricerche al giorno! Vedi qui 

Nella new economy i soldi non sono tutto e farsi trovare su Google implica l’applicazione di criteri meritocratici. Ebbene sì: se sei bravo meriti il primo posto!

L’importanza del posizionamento

La corsa al posizionamento si rivela essenziale se l’intenzione è quella di farsi trovare su Google. Chiunque vorrebbe aprire un’attività in città, magari nella via più luminosa e trafficata del centro. Lo stesso vale per il mondo virtuale di internet, in cui abbiamo una sorta di gerarchia (ranking) che assegna le posizioni più in vista. In rete, poi, avviene una sorta di giudizio inconscio in cui l’utente premia i primi in classifica. Un fatto impossibile da biasimare: in qualsiasi gara sportiva scommettiamo più facilmente sulla vittoria di chi è meglio posizionato rispetto a chi si trova in svantaggio.

Ecco quindi che un buon ranking genera le cosiddette lead (persone che dimostrano interesse) che a loro volta creano prospect (potenziali clienti). Questi ultimi sono tra i responsabili della brand reputation, elemento centrale nelle strategie di comunicazione aziendale.

Il farsi trovare su Google inizia ad assumere connotazioni interessanti, e siamo solo all’inizio.

L’esperienza d’acquisto

La new economy ha stravolto le nostre vite anche nella scelta dei prodotti o dei servizi. Un tempo la pubblicità tradizionale ci martellava continuamente fino a che il consumatore decideva di acquistare il prodotto tanto reclamizzato. Oggi la pubblicità non è più esclusivamente unidirezionale. Il consumatore, grazie al web, può dire la sua e influenzare le scelte altrui attraverso recensioni, commenti e condivisioni.

Fino a qualche anno fa, quindi, ci si limitava a distinguere due istanti preziosi all’interno del processo d’acquisto:

  • the first moment of truth” – Il momento della verità in cui l’utente si trova a tu per tu col prodotto e in cui effettivamente decide se acquistarlo o meno.
  • the second moment of truth” – Avviene in un secondo momento, quando il prodotto è stato acquistato e il consumatore lo sperimenta 

I tempi tuttavia  sono cambiati e l’era del digitale avanza prepotentemente. Ecco perché non c’è da stupirsi se lo stesso Google ha coniato lo “zero moment of truth”. Di cosa si tratta? Di tutta quella preziosa ricerca che ognuno di noi compie su internet prima di recarsi effettivamente in negozio o sullo store on-line. Quanti di noi lo fanno d’abitudine? Sono innumerevoli le interrogazioni che poniamo a Google e questi non ne è rimasto indifferente: ce lo ha segnalato mettendo in evidenza il potenziale della rete. Da un’indagine effettuata nel 2018 è emerso che ben l’80% dei processi d’acquisto inizia on-line! (Per approfondimenti clicca qui)

Il momento zero avviene sul web

Fino a qualche anno fa questo processo critico di scoperta era destinato principalmente a prodotti o servizi particolarmente costosi il cui acquisto era raro nel tempo come un’automobile o una cucina; oggi come oggi, invece, si utilizza lo zero moment of truth anche per gli acquisti più piccoli. Le query degli utenti, infatti, sono le più disparate: “Quali biscotti hanno meno grassi?”, “Qual è il miglior dentifricio per lo sbiancamento dei denti?”

Siamo noi, quindi, a dover fornire le risposte. Google è soltanto un mezzo attraverso cui possiamo diventare i veri interlocutori del nostro pubblico. Se, al contrario, decidiamo di astenerci dal presenziare in rete, l’utenza continuerà a fare domande a Google trovando le risposte… di qualcun’altro.

Il perché sia fondamentale farsi trovare su Google comincia ad avere sempre più senso, o no? 

Il posizionamento naturale

Cosa intendiamo per posizionamento naturale? Tutte quelle attività volte ad ottimizzare il collocamento del nostro sito web nella Serp (la pagina con le risposte di Google) senza dover pagare il motore di ricerca.

I vantaggi della Seo

Esistono infatti due diverse modalità per ottenere il posizionamento nella Serp:

  • la Seo – Search Engine Optimization – è gratuita
  • la Sem – Search Engine Marketing – è a pagamento

Farsi trovare su Google grazie ai nostri meriti e non semplicemente per aver “comprato il posto in classifica” produce svariati effetti:

  • è h24 – consente di farsi trovare sempre, in qualsiasi momento lo desideri l’utente
  • offre le giuste risposte a domande specifiche
  • non interrompe il cliente come fa la pubblicità tradizionale, mal tollerata, bensì fornisce le informazioni nel momento esatto in cui vengono chieste
  • facilita la costruzione ed il rafforzamento della brand reputation

In particolare vogliamo evidenziare il vantaggio maggiore che la Seo apporta, a differenza della Sem, ossia un risultato che dura nel tempo.

Una volta raggiunta la prima pagina, infatti, potremo godere del frutto del nostro lavoro molto a lungo.

Con la Sem, invece, la visibilità scompare non appena finisce il budget.

La Seo vincente

Farsi trovare su Google sarà un gioco da ragazzi se il nostro sito, frutto di un ottimo lavoro di Seo, avrà le seguenti caratteristiche:

  • user friendly per permettere una buona esperienza di navigazione
  • mobile friendly, ovvero facilmente fruibile dai dispositivi mobili
  • da un punto di vista tecnico dev’essere pressoché perfetto al fine di essere indicizzato e quindi essere inserito nel database di Google
  • sicuro. Con questo termine non si intende che il sito deve essere privo di virus o di fake news, ma che la comunicazione risulti protetta: i dati sensibili non devono finire nelle mani di terzi. (se a sinistra dell’indirizzo web vediamo un lucchetto, significa che il sito è affidabile)
  • deve potersi caricare in velocità. Quante volte abbiamo chiuso frettolosamente una pagina perché non avevamo la pazienza di aspettare che si aprisse?
  • i contenuti sono adeguati al target. La coerenza è d’obbligo se vogliamo raggiungere determinati obiettivi

Tutte queste qualità messe assieme fanno del sito un perfetto strumento di conversione: la visibilità dovuta alla Seo potrà generare contatti che a loro volta daranno vita ad opportunità che si tradurranno in vendite.

Come ottenere un sito Google friendly?

In che modo possiamo creare il nostro business on-line che sia in grado di soddisfare tutte le caratteristiche sopra citate? Qual è il percorso da intraprendere?

La strategia di posizionamento

Per ogni buon risultato bisogna sempre avere a monte un buon progetto.
Nel nostro caso è necessario iniziare studiando:

  • i competitor
  • le buyer personas

I competitor

I concorrenti in gara sono davvero tanti e alcuni di loro indubbiamente più grandi e forti di noi. Se i nostri maggiori competitor sono aziende internazionali come Amazon, sarà difficile raggiungere i primi posti della Serp di Google. 

C’è tuttavia sempre un modo per trovare la strada che porta al successo: se non possiamo essere i Sovrani del regno, potremo comunque diventare i Signori del nostro castello. È questa la teoria sostenuta da Chris Anderson, direttore di Wired, che ci rammenta come il mercato stia favorendo la strategia della vendita al dettaglio. “Selling less of more” è il nuovo principio secondo cui è possibile farsi trovare su Google nonostante la grande concorrenza. Col web i prodotti di nicchia cominciano ad avere un valore sempre più elevato perché i gusti delle minoranze vengono più facilmente soddisfatti e i consumatori hanno più possibilità di scelta. È proprio questa la miniera d’oro delle piccole aziende: occupare i piccoli segmenti di mercato nella Serp.

Questa tattica presenta grandi vantaggi:

  • è più economica
  • è più facile
  • porta al sito più visite e conversioni

Il principio è semplice: minor concorrenza significa più visibilità.

Le buyer personas

Per farsi trovare su Google è assolutamente necessario chiedersi: “Da chi voglio farmi trovare?” Se butto un’esca nel mare non voglio che abbocchino tutti i pesci perché:

  1. è fisicamente impossibile
  2. non ho cibo per tutti
  3. ci sono altri pescatori non lontano da me

Definire un target specifico a cui rivolgersi è fondamentale per farsi trovare su Google da chi vogliamo noi, ovvero da chi può essere realmente interessato al nostro prodotto/servizio. Cercare di prendere tutti i pesci del mare è un inutile spreco di energie; concentriamoci piuttosto su chi può effettivamente trarre dei benefici da ciò che offriamo.

Il calendario editoriale

Dopo aver definito il modello o i modelli di cliente ideale, sarà importante stabilire i tempi in cui sviluppare il nostro progetto, in special modo se decidiamo di costruire un dialogo con l’utente attraverso il blog e/o i social network. Stiamo parlando della realizzazione di un calendario editoriale che dobbiamo assolutamente stilare in largo anticipo: mai darsi all’improvvisazione quando si vogliono raggiungere risultati importanti!

La struttura del sito

Stabilite le nostre priorità (competitor, buyer personas e calendario editoriale) procederemo col delineare la struttura del sito. È una fase fondamentale del nostro lavoro perché lo scheletro della nostra pagina web deve essere facilmente compreso da Google. Se questa sorta di comunicazione iniziale dovesse fallire, Google non sarà in grado di scansire il sito (crawling) e renderlo poi disponibile nel suo database.

Bisogna quindi gettare le fondamenta del nostro business on-line e decidere come organizzare le pagine, principalmente attraverso:

  • menù di navigazione
  • articoli
  • categorie
  • tag

Elementi on – page

Soltanto arrivati a questo punto possiamo concentrarci sulle singole pagine e dedicarci al loro sviluppo. Ognuna di queste avrà dei supporti che agevolano la scansione effettuata dal motore di ricerca:

  • tag title
  • meta description
  • URL
  • titoli
  • indice
  • alt tag immagini

I contenuti

Ora arriva il bello! Parliamo dei contenuti, che sul web sono la merce di scambio più preziosa. A monte di qualsiasi scrittura è importante stabilire perché e per chi vogliamo scrivere. Farsi trovare su Google non ha scopo se non stabiliamo prima:

  • gli obiettivi di business
  • i concetti semanticamente interessanti (topic)

Appare chiaro che deve essere fatta una cernita di argomenti e, in base ad essi, trovare le keywords adatte allo scopo. In questo senso esistono degli strumenti gratuiti in grado di aiutare nella ricerca delle chiavi più idonee al nostro obiettivo, come Google Trends che permette di vedere in tempo reale gli argomenti più seguiti.

La stesura dei testi deve obbligatoriamente farsi accompagnare da due partner indivisibili:

  • un’ottima grafica, che metaforicamente parlando equivale al packaging del nostro sito. Attrarre visitatori significa avere su di loro un buon impatto visivo ma allo stesso tempo facilitare la leggibilità dei testi. Siete mai entrati in una pagina che ostentava colori sgargianti ma mal distribuiti? È sicuramente un ottimo modo per attirare l’attenzione, ma se le scelte cromatiche vanno a scapito della lettura, l’utente cambierà immediatamente pagina.
  • la strategia Seo, perché è soltanto grazie ad essa che possiamo scalare la vetta della Serp. I contenuti possono essere di altissima qualità, ma senza l’ottimizzazione dei motori di ricerca siamo l’ultima goccia in un mare di possibilità. Farsi trovare su Google è stato un problema perfino per il New York Times, fruitore di contenuti per eccellenza. La storica testata giornalistica ha incredibilmente perso visibilità in rete. Il motivo? Il focus era incentrato solamente sui contenuti, tralasciando le strategie Seo di cui invece si “armavano” i competitor.

La diffusione

Abbiamo fin’ora dato una struttura al nostro sito ed alle sue pagine. Il lavoro non è finito, perché ora è nostro compito far circolare in rete la nostra “vetrina” on-line. Anche questa fase è parte della strategia Seo, che però non è più on-site, bensì off-site. Si tratta appunto di tutte quelle attività messe in atto al di fuori del sito web, ma volte altresì a posizionarlo nella Serp.

La Seo off-page

Queste attività sono principalmente due:

  • link building – è la tecnica che permette di aumentare i link in ingresso ad un sito web. Più il nostro sito è segnalato attraverso i link da altri siti autorevoli e più sarà facile ereditare questa autorevolezza.
  • Social media marketing – attraverso i canali social aumentiamo la notorietà della nostra azienda e, soprattutto, creiamo un dialogo con il pubblico.

La verifica dei risultati

L’indiscutibilità dei dati

La terza fase è appunto la novità principale dell’inbound marketing: il tracciamento dei risultati. Con i mezzi tradizionali come le reclame televisive è pressoché impossibile stabilire con certezza assoluta se le nostre campagne pubblicitarie hanno realmente avuto effetto sull’audience. 

Con i mezzi di inbound marketing, invece, dati alla mano possiamo trarre le nostre conclusioni e decidere esattamente quali modifiche apportare per migliorare ulteriormente il nostro lavoro. Se l’intento di farsi trovare su Google sta davvero funzionando sarà dimostrabile consultando i report messi a disposizione dal motore di ricerca.

La valenza dogmatica di Google

Siamo stati fin qui ligi a tutte le regole della Big G e diamo per scontato che ora sia possibile farsi trovare su Internet. Ne siamo davvero sicuri?

Possiamo creare un sito ad hoc, che ci sembra perfetto dal punto di vista Seo, ma se non monitoriamo costantemente l’andamento è impossibile essere certi del nostro lavoro. Monitorare e verificare sono quindi degli step fondamentali all’interno del nostro progetto Seo. Attraverso degli strumenti appositi e totalmente gratuiti, saremo in grado di controllare determinati aspetti della navigazione.

Ad esempio:

  • con Google Analytics, possiamo avere il tracciamento delle visite e delle conversioni
  • attraverso Google Search Console, invece, verifichiamo se è avvenuta l’indicizzazione del sito, il posizionamento e i risultati in termini di click.

Ad ognuno il suo sito

Il sito nella sua interezza è compiuto e la Seo è stata applicata al meglio in tutte le sue parti. Farsi trovare su Google ora è possibile! Curiosi di vedere il risultato finale? Potete guardare alcuni progetti realizzati dallo studio Pasquariello nella sezione portfolio del nostro sito web.

In particolare vi segnaliamo il Sito Elledi in cui la grafica delle pagine rispecchia la rinnovata immagine aziendale voluta per comunicare una sempre maggior competenza in linea con la dinamicità dei mercati. Il sito è multilingua, inglese e italiano, e anche questo aspetto è una precisa strategia Seo per farsi trovare su Google attraverso le parole chiave più digitate dagli utenti siano essi stranieri o italiani.

Uno strumento utile: il blog aziendale

È doveroso sottolineare come sia possibile aggiungere al nostro sito uno strumento particolarmente efficace: il blog aziendale. Grazie ad esso sarà possibile farsi trovare su Google con molte più probabilità. Technorati Media ha effettuato un’indagine mirata dalla quale risulta che il blog è la fonte più affidabile per i navigatori del web.

Vediamo sinteticamente i vantaggi che ne possiamo trarre:

  • il rapporto tra capitale investito e risultati positivi è maggiore (vedi qui le statistiche)
  • aggiornare costantemente il blog significa aggiornare anche il sito, che altrimenti risulterà statico
  • permette un’interazione “gentile” col lettore, poiché rende un servizio di pubblica utilità, molto apprezzato dall’utenza
  • ci permette di condividere con tutti notizie e aggiornamenti sulla nostra attività

2 ulteriori ottimi motivi per farsi trovare su Google

Il Silenzio on-line

Se ancora non ti abbiamo persuaso dell’importanza del farsi trovare su Google aggiungiamo una piccola nota su quello che rappresenta il silenzio sul web. La brand reputation si crea on-line anche se la nostra azienda non è in Internet. Stare in silenzio, non avere una presenza effettiva nel web non equivale al non esserci: qualcun’altro parlerà al posto nostro e potrà dire ciò che vuole di noi. I navigatori della rete avranno comunque un’opinione del nostro Brand anche se noi non saremo lì. 

Non farsi trovare su Google significa lasciare il posto vacante per qualcun altro ed essere comunque presente on-line ma in maniera passiva. L’unico modo per agire attivamente e non lasciare il nostro destino al fato è… esserci!

Esseri ricettivi al cambiamento

Il mondo è completamente cambiato negli ultimi decenni, viviamo infatti in una società iperconnessa in cui anche le nostre abitudini sono state stravolte. In questo articolo abbiamo cercato di descrivere tali trasformazioni, in particolar modo legate all’esperienza d’acquisto. A questo proposito ricordiamo assieme a voi lettori ciò che Charles Darwin scrisse nel 1809:

“Non è la specie più forte che sopravvive, né la più intelligente,
ma quella più reattiva ai cambiamenti.”

Farsi trovare su Google è una naturale reazione ad un mondo in cambiamento. E noi? Siamo pronti a compiere questo passo verso un’evoluzione già in atto? 

Se anche la tua azienda vuole farsi trovare su Google e dare una svolta propositiva ai suoi obiettivi, lo studio Pasquariello è pronto ad aiutarti nello sviluppo di questo fantastico progetto. Non vediamo l’ora di catapultarci assieme a te nel business virtuale!

Contattaci senza più indugi